Coppie di fatto - Matrimonio, un punto di vista

Stamattina mi sono imbattuta su questi due articoli della rubrica La27Ora, pubblicati sul corriere della sera.
Uno parla coppie di fatto e diritti, con un occhio particolare sulle coppie omosessuali. L'altro affronta l'argomento del matrimonio, in diminuzione costante.
Sono entrambi argomenti che mi interessano parecchio e dei quali sto discutendo spesso con amici e conoscenti. E in parte ho già affrontato la questione alcune volte qui sul blog.

Credo sia importante che si riconoscano le unioni omosessuali. Credo che per farlo la via migliore sarebbe smetterla di considerare il matrimonio come l'unione tra uomo e donna e iniziare a considerarlo per quello che è in fondo: l'unione tra due persone che si amano e decidono di condividere la vita. Punto.
Detto questo, so che è pressoché utopistica questa visione in Italia, con il Vaticano all'interno che ha ancora troppo peso nelle scelte politiche. A questo punto l'unica strada è chiaramente, per far finta di essere un Paese civile, riconoscere le unioni di fatto e istituire registri nei comuni a questo scopo.
Su questo non ho alcun dubbio. Perché credo nel diritto di tutti di avere le stesse possibilità e gli stessi diritti.
Però ho un'idea molto diversa quando si chiede che questi diritti siano riconosciuti a TUTTE le coppie di fatto, anche eterosessuali. Ecco questo proprio non mi va giù. Non mi va giù perché queste coppie hanno un'altra scelta. E qui si attacca il secondo articolo. Sempre meno matrimoni. Non voglio neanche toccare l'argomento "costo della cerimonia" perché è ridicolo e chi lo usa come scusa mi fa una gran pena.
Per le coppie eterosessuali c'è il matrimonio, religioso o civile, legalmente riconosciuto. In questo modo, semplice e abbastanza veloce, si ha accesso a tutta la gamma di diritti (e doveri) previsti dalla società. Non vedo dove sia il problema. Nel momento in cui decidi di starne fuori è perché evidentemente hai qualche remora, non vuoi assumerti tutti gli oneri, ecc. E quindi perché la società deve garantirti tutti i diritti che ne conseguono?
Se sono 10 anni che convivi con il tuo compagno perché non vi sposate? Perché devi raccontarmi che se si sentisse male tu non potresti entrare nella stanza d'ospedale? A parte che anche qui andrebbero aperte molte parentesi perché io in tutti gli ospedali dove sono stata ho visto una realtà diversa. Ma, chiuse parentesi, torniamo a monte. Non ci sposa più. Vuoi essere libero? Non vuoi piegarti alle regole di questa società. Benissimo, liberissimo. Però non pretendere che la società ti offra mille benefici se tu non vuoi rientrare nelle sue regole.
A mio avviso la ragione principale per cui non ci si sposa è la paura del futuro. La precarietà perenne spaventa e agisce come deterrente della programmazione.
Poi ci sono le paure maschili della vita da divorziato. Giustificabili viste certe sentenze di divorzio che li condannano ad una semi-vita. Però è triste affrontare il matrimonio pensando già al divorzio.
Poi, soprattutto, c'è la voglia di sentirsi liberi. Liberi di scegliersi, liberi di mollare. Liberi da regole e convenzioni.
Questa è la ragione per la quale oggi non ci si sposa.


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