Da Parigi alla Luna

A me è capitato di essere straniera in una terra scelta da me e, per molti versi, facile. Me ne sono andata in Spagna. Ho amato prima la Spagna e ho deciso che volevo provare a viverci. Un po' come Adam Gopnik con Parigi.

E "Da Parigi alla Luna" è sopratutto un romanzo del come si vive lontani dal proprio Paese. Di fatto è il racconto di questi 5 anni di americano amante di Parigi trasferito nella Ville Lumiere.
Ho ritrovato tanti pensieri fatti quando abitavo in Spagna, tanta nostalgia. Perché si può anche volere e scegliere di andarsene, casa resta casa e la nostra testa è plasmata dal posto in cui siamo cresciuti. Sempre così sarà.

Il libro è nostalgico. Perché ricorda costantemente cosa voglia dire essere americano, ricorda casa, NYC, Philadelphia e la cultura anglosassone.

Ma è, prima di tutto un libro divertente. Divertente nel vedere come un americano, seppur liberal come Gopnik, guarda Parigi (e di riflesso la Francia e in parte l'Europa stessa). Quali sono le cose che ci rendono, di fatto, distanti anni luce nonostante la globalizzazione. Anzi, nel vedere che - alla fine - la globalizzazione non esiste. E' solo un concetto commerciale. Certo, i maglioni che trovi a Milano, li trovi a Parigi come a Pechino. Però poi se devi anche solo attaccare una stampante alla presa è un problema.

Il racconto di Parigi, che fa sempre da sottofondo alla storia familiare e personale di Gopnik, è poesia. E' lì che traspare, nonostante tutto, l'amore vero e sincero per questa città. E attraverso i suoi scritti si possono conoscere (o ricordare) luoghi, strade, caffè, brasserie. E tanto della società parigina.

Esilarante è il capito sulla moda (sopratutto è pensare ad un americano alle sfilate dell'alta moda...) e molto interessante quello dedicato alla cucina "Molti di quelli che amano Parigi la amano perché la prima volta che ci sono stati hanno mangiato qualcosa che era più buono di qualsiasi cosa avessero mai mangiato in vita loro..." dove si parla della crisi contemporanea (siamo nel '95 ve lo ricordo) della cucina francese. Anche qui è divertente che un americano parli della cucina francese (forse anche della cucina in generale). Ed è interessante quando mette le due a confronto, specie perché (a detta dello stesso Adam) neanche gli ingredienti di base (pollo o tacchino, per esempio), sembrano gli stessi.

E poi eccolo.. il capitolo sul calcio. E nella descrizione degli sport, e dello sport principe in Italia, si vede tutta la differenza tra un americano e un europeo. Riassunta nella frase "qualsiasi cosa fosse quello che la gente guardava, non lo faceva per divertirsi."

Meraviglioso, perché spiega la bellezza del sistema sanitario francese (e per certi versi europeo) è il capito sulla seconda gravidanza di Martha, vissuta a Parigi. Molto interessante. Molto.

"respiriamo nella nostra prima lingua, e nuotiamo nella seconda"

E si percepisce, forte, la diversità tra la cultura europea - mitteleuropea - e la cultura americana - anglosassone. Questo contrasto tiene in piedi ogni pagina, a volte fa sorridere, altre arrabbiare. Ma è reale, vera. Chiunque sia stato di qua e di la dall'oceano l'ha percepita. E si è schierato.

Alla fine del libro c'è una frase di un critico svizzero, Alain de Botton, "il più bel libro sulla Francia scritto negli ultimi anni". Non so se sia vero perché non ne ho letti molti. Però questo è davvero un gran bel libro!


Da Parigi alla Luna
Adam Gopnik
Ed. Narratori della Fenice
pag. 357 - € 22,00

Consigliato a chi: ama Parigi, piace analizzare differenze ed uguaglianze. A chi vuol leggere un bel libro. 


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